PALENA

DECRIZIONE E LUOGHI D'INTERESSE

palena 8Palena è un piccolo borgo nella provincia di Chieti, una realtà montana animata da poco meno di 1.500 abitanti, che è anche stata un microlaboratorio della storia nazionale: santi, eremiti, guerrieri, re, ma anche artisti, letterati, artigiani che hanno dato vita alla storia ed alla cultura di questo luogo.

Il territorio di Palena è costantemente frequentato dall’Orso bruno marsicano, di più piccole dimensioni, sottospecie autoctona appenninica: la visita e la familiarizzazione dei cittadini e dei turisti con le orse dell’area faunistica favorirà anche una buona convivenza con gli orsi “liberi” del Parco della Majella.

Palena è sede di numerosi luoghi d’interesse che possono essere raggruppati in altrettanti sottogruppi:

  • Palena naturale comprendente il geosito e le sorgenti dell’Aventino; l’area faunistica; il museo geopaleontologico dell’Alto Aventino ed il museo dell’Orso Marsicano.

  • Palena di santi ed eremi con la chiesa di San Falco e Sant’Antonino Martire; la chiesa di San Francesco; la chiesa e fontana di San Cataldo e l’eremo della Madonna dell’Altare.

  • Palena barocca con la Chiesa della Madonna del Rosario e il convento di Sant’Antonio.

  • Palena medievale, con il castello Ducale; il belvedere Morriconi; la Forca Palena; il quartiere medievale; l’eremo della Madonna dell’Altare.

  • Palena e le sue manifatture la gualchiera, il palazzo Recchione, il palazzo Margadonna, il palazzo Villa, l’antica bottega di ceramica e la suggestiva stazione ferroviaria.

  • Ed inoltre la castelletta, la chiesa della Madonna del Carmine, la fontana municipale e il teatro Aventino.

     

 

L’Area faunistica dell’Orso

07L’Area faunistica dell’Orso, situata in località Colle Veduta, si inserisce tra le attività che il Parco Nazionale della Majella, sta mettendo in atto per la tutela dell’Orso bruno e per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di salvaguardia della specie.

L’area si estende su una superficie di 10.770 mq ed è caratterizzata da un bosco di abeti, cespugli, alberi da frutto, aree di pascolo.

il fiume Aventino, che attraversa l’insediamento urbano di Palena, ha la sua sorgente nella località denominata Capo di Fiume. Un grande lago si estende placido su tutta l’area, alimentato dai torrenti che drenano l’ampio altipiano, dalle nevi disciolte e dalle precipitazioni: l’acqua viene progressivamente convogliata in un inghiottitoio, attraversando un sistema di fratture e faglie quella stessa acqua si unisce ad altri torrenti, fra cui La Vera ed il Cotaio, e giunge a sgorgare a Capo di Fiume.

Nella medesima area è collocati un importante geosito in cui la successione degli strati rocciosi dimostra che, circa sette milioni di anni fa, essa era occupata da una laguna delimitata da una barriera di sedimenti sui quali, ancora oggi, vengono rinvenuti molti fossili.

I resti paleobotanici attestano la presenza di salici, cipressi calvi, alberi della cannella, pini ed alberi caducifoglie, sulla terraferma vivevano invece mammiferi di piccoli dimensioni fra cui il prolagus di cui è stato rinvenuto l’intero scheletro. Nell’area della laguna, molti erano i pesci che popolavano le acque in maniera permanente o stagionale.

L’intero geosito, per la sua importanza è stato sottoposto a vincolo di tutela da parte del MIBACT : esso si completa e arricchisce in maniera reciproca con il Museo Geopaleontologico dell’Alto Aventino, situato all’interno del Castello ducale di Palena.

Il castello ducale

08Il castello ducale di Palena, anche Castel Forte, risale al XII secolo, ma fu alterato nell'epoca cinquecentesca con l'ampliamento della struttura ed oggi ospita il Museo Paleontologico Alto Aventino.l castello, come lo vediamo oggi, è dovuto alla ricostruzione, per via della distruzione della seconda guerra mondiale, attuata negli anni cinquanta epoca in cui viene rifatto il belvedere presso uno degli angoli. Attualmente si sta cercando di portare a nuovo uso i suoi interni. I vari stabili del castello sono coperti con tetti a doppia falda realizzati con manto di coppi e cornici a romanelle su tre filari di tegole sovrapposte. L'impianto è rettangolare risultante dall'unione dei vari stabili. Delle finestre, anch'esse rettangolari, sono disposte su due livelli.

La torretta di controllo

La Torretta di Controllo fu costruita circa nel 1956, quando la giunta comunale decise di abbattere la vecchia torretta di guardia della piazza della chiesa di San Falco, perché giudicata pericolante dopo i bombardamenti nazisti. Tale fatto non è mai stato chiarito, in quanto alcune parti sostenevano che la vecchia torre fosse in perfetto stato. Ciononostante la torre fu demolita, e di essa oggi rimane solo un arco, e la nuova torre fu costruita, in aspetti architettonici medievali, nel piazzale del cortile del castello ducale, con l'aggiunta di merlature, di quattro orologi per ciascuna facciata, e una cella campanaria sulla sommità per suonare le ore.

Chiesa di San Falco e Sant'Antonino Martire 1953

Il luogo sul quale sorge la moderna chiesa dedicata ai Santi Falco ed Antonino martire, conserva nel lungo periodo dell’intera storia palenese un valore sacro: qui infatti sorse per primo un tempio pagano dedicato ad Ercole o a Giove; al di sopra di esso, nell’VIII secolo, i monaci benedettini vulturnensi edificarono una chiesa dedicata alla Vergine Maria.

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L’abside della navata sinistra ospita il prezioso busto di San Falco realizzato nel 1842 dal napoletano Domenico Capozzi il cui lavoro venne pagato 1050 ducati: il busto conserva al suo interno il cranio di San Falco, che venne traslato nella nuova chiesa nel 1847, durante una cerimonia celebrata dal vescovo di Sulmona Mario Mirone. E’ considerata una delle opere migliori del Capozzi impegnato a Napoli in importanti commissioni per la chiesa di San Gennaro. Ai lati dell’absidiola sono collocate due teche lignee: quella  a sinistra contiene le reliquie e la tunica di San Falco, quella a destra conserva altre reliquie del santo insieme a quelle di San Innocenzo, San Celestino, Santa Reparata, Santa Modesta e San Marciano.

Sulla parete sinistra del presbiterio, è collocata la statua a figura intera di San Nicolò da Forca Palena e a destra quella a mezzo busto di San’Antonino Martire.

Nel lato destro del presbiterio fa bella mostra di sé la copia di una tela dipinta ad olio da Oreste Recchione, raffigurante il Miracolo di San Falco; alla sua sinistra si erge la statua di San Rocco opera dell’altoatesino Giuseppe Stuflesser, mentre a destra è la statua di S. Emidio, realizzata secondo la tradizionale modalità della “conocchia”: su uno scheletro tronco-conico in legno è innestato il busto della statua anche esso ligneo: solamente le parti in vista –dunque mani e viso – sono realizzate in ceramica dipinta.

L’abside maggiore, che ospita un semplice altare marmoreo, è il fuoco visivo della corrispondente navata: nei giorni di festa il portale maggiore, aperto, pone in risalto la fuga prospettica della lunga aula che prende luce da un’ampia lanterna collocata al di sopra del transetto.