LO SCRIGNO DI CASTEL DI SANGRO
GUIDA ALLA PINACOTECA PATINIANA
Il Palazzo De Petra, risalente al XII/XIV secolo apparteneva alla famiglia De Petra, i cui componenti furono i feudatari di Castel di Sangro. L'edificio è stato danneggiato, infatti sulla facciata sono ancora visibili le tracce dell'incendio che venne appiccato intorno alla metà del Seicento in occasione della rivolta napoletana di Masaniello. Si possono ammirare le antiche bifore e la scultura del leone, posta all'ingresso dell'edificio a rappresentare il simbolo della famiglia De Petra.
L'Amministrazione Comunale ha restaurato il Palazzo e, a partire dal 2006, vi è stata allestita la Pinacoteca Patiniana. All'interno sono conservate numerose opere del famoso pittore di Castel di Sangro Teofilo Patini e di altri artisti dell'area abruzzese a lui contemporanei quali Nicola Pitocco, Francesco Paolo Michetti, Giocondo Terenzio, Carlo Patrignani, Giuseppe Bozzelli e Tito Pellicciotti.
A pochi passi dalla Pinacoteca si trova anche la casa natale di Teofilo Patini che, però, non è purtroppo visitabile in quanto appartiene a privati.
LE OPERE PIU' IMPORTANTI:
- Bestie da soma olio su tela, 243x414 cm, 1886.
Fino al 2009 il dipinto faceva parte delle Collezioni dell'Arte dell'Amministrazione Provinciale nel Palazzo del Governo de L'Aquila. Salvatosi miracolosamente dal terremoto, concesso in comodato d'uso, è attualmente esposto nella Pinacoteca Patiniana di Castel di Sangro.
La scena rappresenta la dura vita condotta dalle donne nella seconda metà dell'Ottocento abruzzese. Il dipinto illustra il momento di riposo di tre donne stremate dal lavoro e dalla fatica intente a trasportare legna, una delle quali, in piedi, in evidente stato gravidico. - L'erede olio su tela, 89,5x119 cm, 1881.
L'originale si trova nella galleria di Arti Moderne di Roma. La scena è ambientata in una stanza povera e rappresenta un contadino morto per la fatica e gli stenti, con a lato un bambino (erede di povertà) illuminato da un fascio di luce che simboleggia speranza. - Vanga e latte, olio su tela, 213x371 cm, 1884.
La famiglia raffigurata in Vanga e latte è formata dalle figure essenziali di padre, madre e figlio, ritratte in aperta campagna: l'uomo è intento a vangare il terreno mentre la donna, interrotto momentaneamente il lavoro, si siede a terra ed allatta il figlio neonato. L'uomo rappresenta la fatica dell'umanità. La donna rappresenta la forza. Il bambino rappresenta l'energia vitale e, quindi, la speranza. Quest'opera è ubicata a Roma presso il Ministero dell'Agricoltura. - Pulsazioni e palpiti olio su tela, 125x153 cm.
Di quest'opera sono state redatte tre versioni (tra il 1891 ed il 1899). Rappresenta una sintesi tematica e stilistica dell'intera opera patiniana: "la pittura sociale" con cui Patini mette in risalto la povertà e la sofferenza della sua gente. Raffigura con estremo realismo la visita di un medico in una casupola dell'Ottocento. La tragicità della vicenda si legge sul volto dei genitori, in attesa del medico che sente il polso del loro figlio, stroncato dalla fatica nei campi. - Alle sorgenti del Sangro olio su tela, 91x164 cm, 1887.
Tela di proprietà della Pinacoteca; il Patini rappresenta dal vero un angolo della foce del fiume Opi, che è fra le sorgenti del Sangro, alle prime ore dell'alba. L'interpretazione che l'autore fa del paesaggio è evidente dalla scritta "impressione" che Patini appone accanto alla sua firma. - Pancia e Cuore olio su tela; 1888.
Opera realizzata da Patini insieme ai suoi allievi; i due frati dipinti rappresentano i due lati della Chiesa, l'attaccamento ai piaceri della vita (frate a sinistra) e la spiritualità (frate a destra). - Via del Leone olio su tela, 35,5x20,5 cm, 1885.
La tela, di piccole dimensioni, rappresenta la strada antistante la Pinacoteca; il Patini pone l'accento sulla casa povera dipinta con tecnica vicina ai macchiaioli. La registrazione visiva dei particolari ha una pregnanza totale: nei muri sbrecciati, nei selciati della strada, dei personaggi casuali che la animano (la donna con la conca sulla testa, i due ragazzi in lontananza che parlottano). - Episodio della rivolta di Masaniello olio su tela, 38,5x65 cm, 1863.
Bozzetto preparatorio risalente agli anni giovanili del Patini; è rappresentata la protesta popolare guidata da Masaniello contro la nobiltà spagnola. - Monumento a Teofilo Patini di Antonio D'Acchille, gesso, 2006. Opera modellata in gesso, calco preparatorio utilizzato per la fusione del monumento in bronzo a Teofilo Patini, collocato nella Piazza di Castel di Sangro. Il pittore è rappresentato con in mano gli attrezzi del mestiere, circondato da un angelo, simbolo di ispirazione artistica.
- Dans le sillon, donazione di Niko Romito, olio.
La protagonista femminile è ritratta in un momento di pausa dai lavori domestici. L'atmosfera, rispetto a Bestie da soma appare più rilassata. - Casa oltre la fontana olio.
Tela di recente acquisizione; il Patini ritrae uno scorcio di Castel di Sangro (si sta cercando di individuare la zona precisa), dando risalto alla pittoresca fontana in primo piano.
PRIMO PIANO: opere di contemporanei e allievi del Patini
- Ritratto postumo di Teofilo Patini di Carlo Patrignani, olio su tela, 134x70 com, 1907.
L'allievo ritrae il maestro dandogli un aspetto risoluto e tratti fisionomici franchi con grande fedeltà al dato reale. - Frammento del monumento funebre con ritratto di Nicola Pitocco di Achille D'Orsi, marmo, 1878-1880.
L'opera è quanto resta del piccolo monumento marmoreo per la memoria di Nicola Pitocco; il complesso scultoreo era destinato alla Chiesa di S. Nicola di Bari, distrutta dai bombardamenti. - Ritratto di Nicola Mattamira di Giocondo Terenzio (Castel di Sangro, 15/11/1852 - 28/05/1944), olio.
- Allegoria di Castel di Sangro di Giuseppe Buzzelli, olio, 52x35 cm, 1935.
Lo stemma con il castello che si specchia nelle acque fu assegnato a Castel di Sangro da Re Carlo III di Borbone nel 1744, con l'autorizzazione di fregiarsi del titolo di città. I personaggi in alto sono mitologici e si contrappongono al contadino impegnato nei campi, nella parte bassa del quadro. - Maternità di Tito Pellicciotti, donazione del Dott. Del Cimmuto e della Prof.ssa Del Castello, olio, 32x16,5 cm.
Nonostante l'estrema povertà della neo mamma dipinta, dal suo dolce sorriso traspare una certa serenità per il futuro: la capretta in primo piano garantirà la sopravvivenza del bambino. - Uomo con pipa di Tito Pellicciotti (Barisciano, 02/12/1871 - 12/04/1950), olio su tela.
- La figlia morta di Tintoretto di Nicola Pitocco, donazione del 1954 dell'Avv. Savastano, olio su tela, 25x40 cm, metà anni '60 del XIX sec.
Studio preparatorio per un dipinto di più vaste dimensioni; il tema e i colori utilizzati richiamano la pittura fiamminga. - Lo Sgarbizio del maestro orafo Franco Coccopalmeri, gioiello che rappresenta le radici della storia di Castel di Sangro, legate ad una ricorrente circolarità: le peristoriche mura ciclopiche, i magici ornamenti delle genti sannitiche, la torre del Castello superiore, richiamano tutte la forma di una spirale. Il gioiello detto "sgarbizio" richiama proprio questa storia sangrina.